lunedì 18 novembre 2013

Emergenza rifiuti tossici: quel poltergeist invisibile che sta uccidendo la Campania

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Dopo le recenti rivelazioni pubbliche del boss pentito Carmine Schiavone sulla presenza nel sottosuolo di vaste aree della Campania di un quantitativo impressionante di rifiuti tossici e radioattivi, e dopo le 82 inchieste avviate dalla magistratura per traffico illecito di rifiuti, una nuova indagine ci fornisce dei dati estremamente allarmanti.
Questa volta non si tratta di un’indagine partita dalle nostre procure, ma dai laboratori militari americani. Le forze armate statunitensi sono infatti presenti in Campania, fin dalla “liberazione”, con numerose basi e installazioni militari. Ed era quindi naturale che persino loro si accorgessero che da quelle parti c’era qualcosa che non andava, constatazione che ha portato al compimento di meticolosi esami scientifici dai risultati sconvolgenti, presentati in esclusiva sul nuovo numero dell’Espresso.
A muoversi per prima è stata la U.S. Navy, il cui comando di Napoli ha ordinato di effettuare due anni di esami, costati ben 30 milioni di Dollari. L’obiettivo era capire e stabilire quanto fosse pericoloso vivere in Campania per i militari USA e le loro famiglie.
E i risultati sono andati oltre ogni immaginazione, fornendoci ulteriori conferme della spaventosa ecatombe ambientale provocata negli ultimi decenni dal micidiale intreccio politico-mafioso-affaristico che ruota attorno al traffico illecito di rifiuti. Tanto che forse il vecchio slogan della sinistra “Fuori l’Italia dalla NATO, fuori la NATO dall’Italia”, tanto gridato come un mantra nelle piazze in decenni di manifestazioni, si concretizzerà con una fuga delle truppe yankee dovuta non certo però agli innocui slogan dei comunisti, bensì alla presenza di un ben più micidiale nemico, un nemico che ha fatto impallidire persino il popolo che al mondo è notoriamente quello che più inquina!
“Poscia più che ‘l dolor poté il digiuno…” declamava il sommo poeta Dante Alighieri nel Canto XXXIII della sua Commedia. Parafrasando Dante, mi viene da pensare che“Poscia più che ‘l clamor poté il rifiuto (tossico)”: dove hanno fallito le manifestazioni e gli slogan della sinistra, probabilmente non fallirà il suo micidiale intreccio affaristico-criminale…
Ma veniamo ai dati. Secondo quanto riporta L’Espresso, dal 2009 al 2011 è stata scandagliata dagli scienziati militari USA un’area di oltre 1.000 chilometri quadrati, con analisi dell’aria, dell’acqua e del terreno nelle aree dove sono presenti dieci basi statunitensi, con l’obiettivo di ricercare 214 sostanze nocive. Ma la cosa che più sconvolge è che le conclusioni del rapporto americano, che ora vi riassumerò, sono state rese note alle nostre autorità già da molto tempo, e naturalmente, come avviene sempre nel Belpaese, sono state ignorate e nascoste sotto il tappeto.
I risultati sono inquietanti e parlano da soli. Le due provincie più colpite dai veleni sono ovviamente quelle di Napoli e Caserta, dove gli esperti USA hanno individuato luoghi con “rischi inaccettabili per la salute” disseminati un po’ ovunque nei due territori, arrivando a interessare anche il centro di Napoli. Sarebbe quindi impossibile indicare zone sicure dove risiedere (risulta pesantemente inquinato persino il terreno dove sorge la fastosa villa di Posillipo dell’Ammiraglio in capo!) e le forze armate americane presenti in Campania hanno avuto la direttiva di usare soltanto acqua minerale per bere, cucinare, fare il ghiaccio e lavarsi i denti. É stato anche sconsigliato ai militari di risiedere al piano terra delle abitazioni, a causa dei veleni che evaporano dal terreno, e di evitare la permanenza in cantine o garage sotterranei.
Ci sono inoltre tre “zone rosse”, fra i comuni di Casal di Principe, Villa Literno, Marcianise, Casoria e Arzano, dove per i militari americani e per le loro famiglie è tassativamente vietato prendere casa, a causa del tasso micidiale di sostanze cancerogene presenti nei pozzi e nelle falde acquifere e per i gas tossici che si sprigionano dai terreni.
L’articolo dell’Espresso rivela anche che nei grandi complessi militari USA di Capodichino e di Gricignano d’Aversa le minacce per la salute sono considerate “accettabili” solo in caso di permanenza breve. Il personale americano vi resta infatti in media due anni e, in ogni caso, mai più di sei: una scadenza che non deve essere mai superata per ragioni di sicurezza.
Il comando della US Navy si era mobilitato da tempo, già due anni prima dell’avvio di questi esami, avendo avuto modo di riscontrare l’elevata tossicità dei terreni e delle acque e l’incidenza preoccupante di malattie fra il personale militare e denunciando la limitata possibilità di accesso ad una documentazione italiana carente o del tutto assente e il ruolo della criminalità organizzata in questo apocalittico scempio ambientale. “Siamo partiti dal considerare che in Italia non esistevano regole, né un meccanismo valido per farle applicare” ha dichiarato il comando navale a stelle e strisce. E ancora: “Nel corso del tempo è apparso chiaro che l’incapacità di far rispettare la legge da parte delle istituzioni ha contribuito a questa situazione”.
I dati più allarmanti riguardano ovviamente l’acqua: il 92% dei pozzi privati che riforniscono le case costituisce “un rischio inaccettabile per la salute”, ed è stato appurato dagli inquirenti USA che l’acqua di pozzi clandestini riesce a penetrare anche nelle condotte idriche urbane, con effetti devastanti. In particolare, “con la bassa pressione dei mesi estivi, i veleni delle discariche possono finire in tutti i rubinetti”.
La carrellata di orrori evidenziata dal rapporto americano è molto lunga e va dall’inquietante presenza di uranio nelle falde acquifere, riconducibile al traffico di fanghi radioattivi dalla Germania, fino all’emanazione di letali vapori dal sottosuolo,“vapori densi di sostanze cancerogene, che restano a livello del suolo e penetrano nel piano terra delle case, passando da fessure nei muri e tubature. Un poltergeist invisibile che avvolge le persone anche in salotto o in camera da letto”. Tanto che, per la sola area di Napoli, “se si stima l’effetto di tutti veleni, i Napoletani corrono pericoli di tumore e asma cinque volte superiori a quelli di un abitante di New York e Los Angeles”.
Constatato che, su un totale di oltre 2.500 siti contaminati ufficialmente censiti sul suolo campano, le autorità italiane ne hanno bonificati soltanto 13, già dal 2011 le truppe americane si sono progressivamente barricate nelle loro basi, dove hanno installato impianti per rendere sicura l’acqua e monitorano costantemente lo stato dell’aria con una torre costata oltre 300.000 Dollari. E i contratti di affitto in complessi residenziali esterni alle basi (come ad esempio quelli di Parco Eva e Parco Le Ginestre) sono stati disdetti.
Quello che più ha sconvolto le autorità militari americane è l’atteggiamento delle nostre autorità: nonostante la massima collaborazione offerta alle nostre istituzioni sin dall’avvio dell’”Operazione Napoli”, e nonostante i risultati degli esami prontamente forniti all’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione dell’Ambiente), alla Protezione Civile e alle amministrazioni locali, il Comando USA lamenta l’assenza di risposte.
Un silenzio inquietante, come quello della morte, persiste da parte delle nostre istituzioni.
Dov’è la magistratura? E dove sono i politici?
Quante persone dovranno ammalarsi e morire di cancro prima che i mangiapane a tradimento del Parlamento e del Governo smettano di giocare alle primarie, alle scissioni e ai festini e aprano finalmente gli occhi sui veri problemi del Paese?

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