sabato 30 novembre 2013

La storia del Bunga Bunga Piazza Pulita 28/11



La storia del Bunga Bunga



giovedì 28 novembre 2013

Roma, Milano e Napoli: le reazioni degli italiani alla decadenza di Berlusconi



Berlusconi è decaudto da Senatore. A Roma, Milano e Napoli gli italiani reagiscono in maniera differente alla notizia della decadenza dell'ex Cavaliere. 

mercoledì 27 novembre 2013

martedì 26 novembre 2013

Siluro su Matteo Renzi: “Lusso sfrenato a spese nostre

2fc863fc8d940a5d8d41465cb8e0596c_L-250x150Quella minchia di faccia non mi ha mai convinto. “No, no, il ragazzo promette” mi dicevano. “E’ per il rinnovamento” continuavano a dirmi. Io stavo in silenzio, meditante, ad osservarlo così come gli infanti guardano i primi strumenti di gioco.
E dire che non potevo sbagliarmi. Già da bambino ero dotato della grande virtù di intuire se dietro un uomo si celasse un personaggio, se dietro una maschera si nascondesse un demone. Sono stato sempre attento a tutti gli atteggiamenti, alle smorfie, al timbro della voce, al portamento. Niente, tutto sembrava perfetto. Ma continuavo a fidarmi del mio intuito. Dovevo soltanto aspettare, prima o poi avrebbe fatto il passo falso. D’altronde, come minchia facevo ad avere fiducia di uno con la stessa espressione di Mr. Bean?
Matteo Renzi, Sindaco di una delle più belle città italiane, era avvolto da un alone di santità. Nessuno ne parlava male, tutti nutrivano il lui un forte senso di ammirazione. Era l’uomo perfetto, il ragazzo che tutti vorrebbero avere come amico. Un uomo, un mistero. Braveheart italiano di giorno, l’amico di sempre di Maria de Filippi la sera. Camicia bianca al mattino, giubbino in pelle al tramonto. Forse il mio intuito si stava sbagliando. O forse no?
Nella mia terra si dice “chi è ricco di amici è franco di guai”. E’ stato infatti un amico a farmi capire che seguivo la pista giusta. Alessandro Maiorano, dipendente del Comune di Firenze non ha voluto soffrire di mal di pancia e ha preferito vomitare tutto, ma proprio tutto. Fatture alla mano ha presentato un esposto alla Guardia di Finanza dimostrando spese folli dell’ ex-rottamatore.  E non è un caso se anche la Corte dei Conti sta indagando per appurare se nella gestione Renzi 2004-2009 ci siano gli estremi per attribuire un danno erariale. Qualora fosse verificato, sarebbe una pesante sconfitta mediatica per il Sindaco fiorentino. 20 milioni di euro è la cifra che Renzi avrebbe speso durante il periodo di Presidenza della Provincia. Cene, alberghi di lusso, finanziamenti ad associazioni. Cifre astronomiche che hanno spinto Maiorano a denunciare tutto.
Mi hanno colpito – afferma Alessandro Maiorano - quei 3000 euro spesi una notte in un grande albergo americano, chissà cosa ci avrà fatto. E poi i 707.000 euro dati ad una fantomatica associazione con sede a Prato chiamata Culter, ma sono tutti i 20 milioni che mi hanno colpito, specialmente in un periodo delicato come questo”.
Ma non solo. Il Braveheart fiorentino, sempre durante la sua Presidenza alla provincia di Firenze, avrebbe finanziato la Florence Multimedia, un ufficio stampa creato per valorizzare l’immagine dello stesso. “Si tratta – affonda Maiorano - di una sua creatura, per la quale sono stati spesi più di 4,5 milioni di euro. Neppure in Mediaset si spendono simili cifre per un solo personaggio. E Renzi non è una star, ma una semplice comparsa. Tutti quei soldi sono davvero troppi”.
E intanto, il mese scorso, la Corte dei Conti gli ha contestato, in primo grado, un danno erariale da 2 milioni quando guidava la Provincia di Firenze. L’accusa è di aver assunto un centinaio di amici. E se lo dice la corte dei conti non è certamente una minchiata. D’altronde chi bene comincia, suggerisce un antico proverbio, è a metà dell’opera.
Per scaricare tutti i documenti CLICCA QUI
fonte: http://guardforangels.altervista.org/blog/siluro-matteo-renzi-lusso-sfrenato-spese-nostre/#sthash.ZiOJWBes.gbpl

Colpo di mano del governo sui rifiuti.

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L’articolo 20 del collegato ambientale alla legge di stabilità, approvato dal consiglio dei ministri e all’esame del parlamento cancella tutto questo, toglie il potere decisionale alle Regioni per centralizzarlo in capo allo Stato e consente la libera circolazione dei rifiuti. Ovvero una multiutility o un imprenditore privato potrà accogliere (e bruciare) tutti i rifiuti che vuole, provenienti da qualsiasi regione e magari anche dall’estero, senza che la Regione e il Comune in cui l’impianto si trova possano intervenire. Spiega il sindaco di Misano Adriatico, Stefano Giannini: «in questo modo chi è virtuoso nella raccolta differenziata e ha realizzato impianti di smaltimento diversi dalle discariche, come nella maggior parte dei Comuni della nostra zona, dovrà farsi carico, pro quota, del rifiuto di chi virtuoso non è». «Questa rete- scrivono i sindaci – che prevede flussi di rifiuti sovraregionali appare improponibile, se non la si riferisce a situazioni di emergenza o a fasi transitorie, non per protezionismo o mancanza di solidarietà nazionale, ma perché romperebbero il delicato equilibrio tra responsabilità e premialità, che sostiene i risultati e i comportamenti dei cittadini». Continua la lettera-denuncia: «Una programmazione nazionale degli inceneritori richiederebbe una gestione pubblica degli impianti (mentre ora sono per lo più delle multiutility, ndr) per evitare che gli utili derivanti da investimenti pubblici siano a beneficio di capitali privati». I primi cittadini propongono l’alternativa di un piano nazionale di finanziamento di impianti di recupero, in grado di rappresentare anche un business per l’economia. «Un caso emblematico è quello della carta – sottolinea la lettera. – Le aziende italiane acquistano 1.3 milioni di tonnellate di carta riciclata dall’estero, inoltre 1.6 milioni di tonnellate di carta raccolta in forma differenziata, su un totale di 6.2 milioni, vengono inviate all’estero per trattamento e recupero». L’iniziativa dei sindaci sta mobilitando le associazioni ambientaliste e stanno sorgendo pure comitati antispazzatura. «Una montagna di rifiuti proveniente da ogni parte d’Italia», dice Liana Barbati, presidente del gruppo Idv alla Regione Emilia-Romagna, «è in partenza per gli inceneritori emiliani, pronta a riempire le tasche delle multiutility Hera e Iren. In pratica il ministro all’Ambiente dice: usiamo e potenziamo gli impianti di incenerimento esistenti. Ancora una volta chi ha fatto il proprio dovere viene punito, in questo caso diossinificato»
La querelle cementa a livello locale le larghe intese. Concorda Marco Lombardi, consigliere regionale Pdl: «la norma prevede un nuovo e più ampio utilizzo degli inceneritori presenti sul territorio nazionale, penalizzando la virtuosità dei cittadini dei comuni vicini agli inceneritori i quali, anziché incentivati verrebbero ripagati con maggiori rifiuti provenienti da altre parti d’Italia senza alcun vantaggio tariffario o ambientale». L’affaire-immondizia fa passare, per un attimo, in secondo piano il caos delle tariffe dei rifiuti, coi Comuni che non sanno che pesci pigliare tra Tarsu, Tares, Tasi, Tari, Tuc. Ognuno va per la sua strada, Roma ha deciso per la Tares, così come Milano che però chiede il conguaglio rispetto alla vecchia tassa, al Sud invece prevale la Tarsu. In ogni caso il Codacons stima che, indipendentemente dal nome, ogni famiglia dovrà pagare 77 euro in più. Davvero un rebus. Se poi si aggiungerà la guerriglia tra Stato e Comuni sulle norme per lo smaltimento, apriti cielo, la monnezza diventerà un’emergenza nazionale. Conclude Gabriele Folli, assessore grillino all’Ambiente del Comune di Parma: «per il nostro territorio quanto previsto nella legge di stabilità sarebbe deleterio perché porterebbe ad ingessare gli impianti di incenerimento ancora per decine di anni proprio mentre si sta avviando una proficua discussione che va verso il progressivo spegnimento. Le pare sia possibile accettare una cosa del genere?».

lunedì 25 novembre 2013

diritti Mediaset, Berlusconi avrebbe evaso circa 1 miliardo e 300 milioni di euro

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Dopo la condanna definitiva per frode fiscale, consacrata il primo agosto 2013 dalla Cassazione, ora è possibile fare un primo bilancio completo e documentato sui fondi neri scoperti in vent’anni d’indagini sul proprietario della Fininvest, Silvio Berlusconi. Il conto finale sarebbe da primato: almeno un miliardo e 277 milioni di euro. Nel video-messaggio del 18 settembre Berlusconi si è proclamato «assolutamente innocente» e ha accusato la magistratura di averlo colpito con «una sentenza mostruosa e politica». Sarebbe stato condannato per una frode di lieve entità: 7 milioni e 300 mila euro.

In realtà quella frode è l’unico pezzo di processo che è riuscito a sopravvivere alla legge ex Cirielli, approvata nel 2005 dai suoi parlamentari, che ha dimezzato i termini di prescrizione dei reati. Ma in tutti i gradi di giudizio le sentenze definiscono «colossale» la massa di denaro nero che si è riversata sulle società offshore gestite dal gruppo Fininvest e risultate «di proprietà personale di Berlusconi».
Nel processo èer i diritti Madiaset i giudici spiegano una  «sistematica frode fiscale», della quale Berlusconi è stato «l’ideatore, l’organizzatore e il beneficiario finale»: i soldi finivano su conti offshore gestiti dai suoi tesorieri personali. E le stesse sentenze precisano che questa è solo una parte di un enorme patrimonio segreto accumulato «fin dagli Ottanta».
E’ un libro-inchiesta a svelare la vera entità della maxi evasione: “Il Cavaliere Nero”, edito da Chiarelettere e scritto da Paolo Biondani e Carlo Porcedda, il saggio ricostruisce come si è formato e in quali paradisi fiscali è stato nascosto l’intero tesoro nero di Silvio Berlusconi, pubblicando per la prima volta i documenti originali che comprovano le accuse.
Il processo Mediaset è nato da una costola delle indagini di Tangentopoli,che già negli anni Novanta avevano portato alla scoperta delle prime 64 società offshore del gruppo Fininvest, attive tra il 1989 e il 1994-95. La tesoreria centrale si chiamava All Iberian: un sistema di conti esteri «non ufficiali» che ha finanziato «operazioni riservate» per un totale di 1.550 miliardi di lire (775 milioni di euro).
Un fiume di denaro nero utilizzato, tra l’altro, per pagare tangenti a politici come Bettino Craxi e per corrompere il giudice civile romano che ha regalato il gruppo Mondadori alla Fininvest. Per questo primo tesoro offshore il Cavaliere aveva ottenuto l’impunità, dopo le elezioni del 2001, grazie alla contestatissima legge che ha trasformato quel gigantesco falso in bilancio in una semplice contravvenzione a prescrizione ultra-rapida.
Il libro spiega come il processo Mediaset, quello che ha portato alla condanna finale, è partito dalla scoperta dei depistaggi organizzati per fermare Mani Pulite: documenti sottratti alle perquisizioni, conti svuotati per far sparire i soldi, fino alla corruzione del testimone chiave, l’avvocato inglese David Mills.
L’obiettivo di tante manovre di «inquinamento probatorio», come le ha definite il pm Fabio De Pasquale, era nascondere le offshore personali di Berlusconi, tra cui spiccano le società Century One e Universal One: due forzieri esentasse con almeno 252 milioni di dollari.
Le carte fatte sparire nel 1996, e ritrovate solo nel 2003-2004, riguardano anche la società Bridgestone, intestataria di uno yacht e di una villa da 12 milioni di dollari alle Bermuda: un regalo offshore di papà Silvio alla figlia Marina Berlusconi.
Il Cavaliere, inoltre, controlla personalmente un sistema di conti alle Bahamas, che hanno ricevuto almeno 26 milioni di dollari fino al 1998, attraverso un grossista di carni di Montecarlo, trasformato in improbabile venditore di film.
Un altro tesoro nascosto è invece attualissimo. Nel processo Mediaset il ruolo di primattore spetta a Frank Agrama, imprenditore del cinema con base a Los Angeles, condannato a tre anni. La sentenza definitiva lo bolla come un «intermediario fittizio», che incassava il nero e lo spartiva segretamente con Berlusconi.
Nel solo quinquennio 1994-98, le tv del Cavaliere hanno speso 200 milioni di dollari per acquistare film della Paramount attraverso quel fortunatissimo mediatore americano. Ma al colosso di Hollywood è arrivato soltanto un dollaro su tre. Ben 55 milioni li ha trattenuti Agrama «senza svolgere alcuna attività».
 E altri 80 milioni di dollari sono rispuntati sui conti delle solite offshore personali di Berlusconi.
fonte: free-italia-net

venerdì 22 novembre 2013

Editoriale Servizio Pubblico 21 Novembre - Marco Travaglio



“Dal 20 aprile la politica italiana è una catena di affetti che né io né voi possiamo spezzare, da quando i partiti hanno avuto la bella idea di salire in pellegrinaggio al Divino Amore del Colle per chiedere a Napolitano diaccettare la rielezione.” Marco Travaglio dedica il suo editoriale di questa settimana a Giorgio Napolitano “Il Presidente di tutto”

mercoledì 20 novembre 2013

Andrea Scanzi distrugge il PD e Renzi a LaGabbia

martedì 19 novembre 2013

Beppe in Basilicata, 2 attivisti in regione

VINCEREMO COMUNQUE, abbiamo portato 2 attivisti nella regione, purtroppo il clientelismo regna sovrano, inoltre c'è stato un forte astensionismo


lunedì 18 novembre 2013

Emergenza rifiuti tossici: quel poltergeist invisibile che sta uccidendo la Campania

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Dopo le recenti rivelazioni pubbliche del boss pentito Carmine Schiavone sulla presenza nel sottosuolo di vaste aree della Campania di un quantitativo impressionante di rifiuti tossici e radioattivi, e dopo le 82 inchieste avviate dalla magistratura per traffico illecito di rifiuti, una nuova indagine ci fornisce dei dati estremamente allarmanti.
Questa volta non si tratta di un’indagine partita dalle nostre procure, ma dai laboratori militari americani. Le forze armate statunitensi sono infatti presenti in Campania, fin dalla “liberazione”, con numerose basi e installazioni militari. Ed era quindi naturale che persino loro si accorgessero che da quelle parti c’era qualcosa che non andava, constatazione che ha portato al compimento di meticolosi esami scientifici dai risultati sconvolgenti, presentati in esclusiva sul nuovo numero dell’Espresso.
A muoversi per prima è stata la U.S. Navy, il cui comando di Napoli ha ordinato di effettuare due anni di esami, costati ben 30 milioni di Dollari. L’obiettivo era capire e stabilire quanto fosse pericoloso vivere in Campania per i militari USA e le loro famiglie.
E i risultati sono andati oltre ogni immaginazione, fornendoci ulteriori conferme della spaventosa ecatombe ambientale provocata negli ultimi decenni dal micidiale intreccio politico-mafioso-affaristico che ruota attorno al traffico illecito di rifiuti. Tanto che forse il vecchio slogan della sinistra “Fuori l’Italia dalla NATO, fuori la NATO dall’Italia”, tanto gridato come un mantra nelle piazze in decenni di manifestazioni, si concretizzerà con una fuga delle truppe yankee dovuta non certo però agli innocui slogan dei comunisti, bensì alla presenza di un ben più micidiale nemico, un nemico che ha fatto impallidire persino il popolo che al mondo è notoriamente quello che più inquina!
“Poscia più che ‘l dolor poté il digiuno…” declamava il sommo poeta Dante Alighieri nel Canto XXXIII della sua Commedia. Parafrasando Dante, mi viene da pensare che“Poscia più che ‘l clamor poté il rifiuto (tossico)”: dove hanno fallito le manifestazioni e gli slogan della sinistra, probabilmente non fallirà il suo micidiale intreccio affaristico-criminale…
Ma veniamo ai dati. Secondo quanto riporta L’Espresso, dal 2009 al 2011 è stata scandagliata dagli scienziati militari USA un’area di oltre 1.000 chilometri quadrati, con analisi dell’aria, dell’acqua e del terreno nelle aree dove sono presenti dieci basi statunitensi, con l’obiettivo di ricercare 214 sostanze nocive. Ma la cosa che più sconvolge è che le conclusioni del rapporto americano, che ora vi riassumerò, sono state rese note alle nostre autorità già da molto tempo, e naturalmente, come avviene sempre nel Belpaese, sono state ignorate e nascoste sotto il tappeto.
I risultati sono inquietanti e parlano da soli. Le due provincie più colpite dai veleni sono ovviamente quelle di Napoli e Caserta, dove gli esperti USA hanno individuato luoghi con “rischi inaccettabili per la salute” disseminati un po’ ovunque nei due territori, arrivando a interessare anche il centro di Napoli. Sarebbe quindi impossibile indicare zone sicure dove risiedere (risulta pesantemente inquinato persino il terreno dove sorge la fastosa villa di Posillipo dell’Ammiraglio in capo!) e le forze armate americane presenti in Campania hanno avuto la direttiva di usare soltanto acqua minerale per bere, cucinare, fare il ghiaccio e lavarsi i denti. É stato anche sconsigliato ai militari di risiedere al piano terra delle abitazioni, a causa dei veleni che evaporano dal terreno, e di evitare la permanenza in cantine o garage sotterranei.
Ci sono inoltre tre “zone rosse”, fra i comuni di Casal di Principe, Villa Literno, Marcianise, Casoria e Arzano, dove per i militari americani e per le loro famiglie è tassativamente vietato prendere casa, a causa del tasso micidiale di sostanze cancerogene presenti nei pozzi e nelle falde acquifere e per i gas tossici che si sprigionano dai terreni.
L’articolo dell’Espresso rivela anche che nei grandi complessi militari USA di Capodichino e di Gricignano d’Aversa le minacce per la salute sono considerate “accettabili” solo in caso di permanenza breve. Il personale americano vi resta infatti in media due anni e, in ogni caso, mai più di sei: una scadenza che non deve essere mai superata per ragioni di sicurezza.
Il comando della US Navy si era mobilitato da tempo, già due anni prima dell’avvio di questi esami, avendo avuto modo di riscontrare l’elevata tossicità dei terreni e delle acque e l’incidenza preoccupante di malattie fra il personale militare e denunciando la limitata possibilità di accesso ad una documentazione italiana carente o del tutto assente e il ruolo della criminalità organizzata in questo apocalittico scempio ambientale. “Siamo partiti dal considerare che in Italia non esistevano regole, né un meccanismo valido per farle applicare” ha dichiarato il comando navale a stelle e strisce. E ancora: “Nel corso del tempo è apparso chiaro che l’incapacità di far rispettare la legge da parte delle istituzioni ha contribuito a questa situazione”.
I dati più allarmanti riguardano ovviamente l’acqua: il 92% dei pozzi privati che riforniscono le case costituisce “un rischio inaccettabile per la salute”, ed è stato appurato dagli inquirenti USA che l’acqua di pozzi clandestini riesce a penetrare anche nelle condotte idriche urbane, con effetti devastanti. In particolare, “con la bassa pressione dei mesi estivi, i veleni delle discariche possono finire in tutti i rubinetti”.
La carrellata di orrori evidenziata dal rapporto americano è molto lunga e va dall’inquietante presenza di uranio nelle falde acquifere, riconducibile al traffico di fanghi radioattivi dalla Germania, fino all’emanazione di letali vapori dal sottosuolo,“vapori densi di sostanze cancerogene, che restano a livello del suolo e penetrano nel piano terra delle case, passando da fessure nei muri e tubature. Un poltergeist invisibile che avvolge le persone anche in salotto o in camera da letto”. Tanto che, per la sola area di Napoli, “se si stima l’effetto di tutti veleni, i Napoletani corrono pericoli di tumore e asma cinque volte superiori a quelli di un abitante di New York e Los Angeles”.
Constatato che, su un totale di oltre 2.500 siti contaminati ufficialmente censiti sul suolo campano, le autorità italiane ne hanno bonificati soltanto 13, già dal 2011 le truppe americane si sono progressivamente barricate nelle loro basi, dove hanno installato impianti per rendere sicura l’acqua e monitorano costantemente lo stato dell’aria con una torre costata oltre 300.000 Dollari. E i contratti di affitto in complessi residenziali esterni alle basi (come ad esempio quelli di Parco Eva e Parco Le Ginestre) sono stati disdetti.
Quello che più ha sconvolto le autorità militari americane è l’atteggiamento delle nostre autorità: nonostante la massima collaborazione offerta alle nostre istituzioni sin dall’avvio dell’”Operazione Napoli”, e nonostante i risultati degli esami prontamente forniti all’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione dell’Ambiente), alla Protezione Civile e alle amministrazioni locali, il Comando USA lamenta l’assenza di risposte.
Un silenzio inquietante, come quello della morte, persiste da parte delle nostre istituzioni.
Dov’è la magistratura? E dove sono i politici?
Quante persone dovranno ammalarsi e morire di cancro prima che i mangiapane a tradimento del Parlamento e del Governo smettano di giocare alle primarie, alle scissioni e ai festini e aprano finalmente gli occhi sui veri problemi del Paese?

sabato 16 novembre 2013

Berlusconi restituisce un "nuovo Berlusconi"

#berlusconi #forzaitalia #nuovocentrodestra #alfano In questi giorni sentiamo in tv e sui giornali, che il centro destra è imploso, che berlusconi è morto politicamente ecc... purtroppo tutte queste notizie sono false, berlusconi ha avviato un progetto simile a quello che portò Fini fuori dal PDL, e sappiamo tutti come è andata a finire, Fini è scomparso Berlusconi ha vinto. Il piano di Berlusconi è creare due destre, la prima ("Nuovo Centrodestra") vicina al PDmenoelle che sostiene Letta (balls steel) che fa scelte impopolari (aumento iva, maggiore tassazione, diminuzione dei servizi), la seconda "Forza Italia vergine" che si sta lentamente proiettando nelle prossime elezioni come il partito nuovo, quello dell'abbassamento delle tasse, dei nuovi posti di lavori e di altre false promesse. Berlusconi sta in politica da più di 20 anni e conosce bene come funziona, troverà una nuova iniziativa come quella della restituzione dell'IMU e fregherà ancora milioni di italiani, che forse amano farsi fregare.

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venerdì 15 novembre 2013

Euro, Debito e Consumo. Ecco cosa ne pensa Beppe Grillo



Comizio integrale a Matera




L’Europa stronca Letta “Tasse e leggi, tutto inutile” Addio al tesoretto da 3 mld

La Ue boccia la Legge di Stabilità: “Da cambiare, i target sono lontani”. Ci negano il bonus investimenti su cui il premier aveva puntato tutto.
L’unica palla d’accaio è quella del mazzafrusto con cui l’Europa fustiga l’Italia. Le palle d’acciaio del premier non valgono nulla. Enrico Letta e l’Italia, dalle istituzioni continentali, prendono sonori schiaffoni. Il verdetto è quello che arriva da Bruxelles, che stronca la legge di Stabilità poiché “evidenzia progressi limitati” sulle raccomandazioni relative alle riforme strutturali fatte dal Consiglio a maggio scorso. Bruxelles aggiunge che l’Italia rischia di non rispettare le “regole sul deficit contenute nel patto di stabilità e crescita nel 2014″, e che dunque il Paese è a più alto rischio di sforamento dei paramtetri.
Tesoretto addio – La beffa più amara, per Letta, è però quella relativa al cosiddetto bonus investimenti, un tesoretto di circa 3 miliardi che l’Italia aveva chiesto alla Ue. Un tesoretto con il quale il premier aveva “scudato” tutte le sue misure più impopolari, dall’aumento Iva alla reintroduzione sotto mentite spoglie della tassa sulla casa. Bruxelles spiega che “l’Italia non ha accesso alla clausola per gli investimenti perché il debito non si è evoluto in modo favorevole”. Un governo inutile, dunque, immobile, inerme, e che non riesce a raggiungere uno dei suoi obiettivi principali, quello di mettere mano al tesoretto.
Le cifre – A bocciare l’operato di mister palle d’acciaio sono le cifre. Il suo esecutivo aveva calcolato uno scontro del rapporto deficit-Pil pari allo 0,3% per la spesa di investimenti per progetti co-finanziati dalla Ue. Ma la clausola non può scattare a favore di un Paese a crescita negativa o sotto il potenziale, in particolare se la deviazione dal percorso di consolidamento del bilancio non porta a superare il 3% di deficit-Pil nominale e se la regola del debito pubblico è rispettata. 

Ilva, la telefonata choc di Vendola: risate al telefono per le domande sui tumori



“Complimenti, io e il mio capo di gabinetto siamo stati a ridere per un quarto d’ora”. E’ una “scena fantastica”, secondo Nichi Vendola, il filmato dello “scatto felino”, con cuiGirolamo Archinà ruba il microfono a un giornalista che chiedeva conto a Emilio Riva dei morti di tumore causati dalle emissioni dell’Ilva. Il video è dell’autunno 2009, ma torna d’attualità l’estate dopo, quando a Taranto scoppia l’emergenza benzo(a)pirene. Il governatore della Puglia, dopo le risate, fa sapere ad Archinà, dominus indiscusso di tutti gli affari illeciti dell’azienda, che è a disposizione: “Dica a Riva che il presidente non si è defilato”. Tant’è che finirà indagato per le pressioni esercitate su un dirigente dell’Arpa, Giorgio Assennato, l’uomo che ha osato mettersi contro il siderurgico con la sua relazione sulla qualità dell’aria in città  di Francesco Casula e Lorenzo Galeazzi. Montaggio di Samuele Orini  (Ilfattoquotidiano)

giovedì 14 novembre 2013

Itzhak Yoram Gutgeld: l’economista israeliano che è diventato consigliere e “guru” del premier in pectore Matteo Renzi

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Pochi sanno che Matteo Renzi, oltre a godere dell’appoggio incondizionato di Carlo De Benedetti, ha da alcuni mesi un personale consigliere economico, e non si tratta di una persona qualsiasi. Stiamo parlando di Itzhak Yoram Gutgeld, economista israeliano naturalizzato italiano e, da questa legislatura, anche membro del Parlamento, essendo stato eletto alla Camera dei Deputati nelle liste del PD.
Nato a Tel Aviv nel 1959, Gutgeld si è laureato all’Università Ebraica di Gerusalemme nel 1984, specializzandosi nel 1989 a Los Angeles, presso l’Università della California. È stato fino al Marzo di quest’anno Senior Partner e Direttore della McKinsey & Company, una delle principali multinazionali nel settore delle consulenze, ma non è nuovo al mondo della politica italiana, avendo partecipato nel 2006 alla stesura del programma di Romano Prodi (e questo la dice lunga!).
Come emerso oggi dai principali quotidiani, Gutgeld avrebbe confezionato per Renzi un vero e proprio programma di governo tendenzialmente liberista, con tutta una serie di proposte e provvedimenti per “risanare e riqualificare la situazione economica e il mondo della politica”. In questo programma, presto disponibile nelle librerie, Gutgeld ringrazia per i consigli raccolti molti personaggi della finanza, fra cui, in qualità di “ex colleghi”, i banchieri Roberto Nicastro e Alessandro Profumo.
Come se la nomina del Sindaco di Firenze a Presidente del Consiglio fosse ormai cosa certa (evidentemente è già da tempo nell’agenda dei burattinai del Nuovo Ordine Mondiale), vi riassumo sinteticamente ciò che questo “Casaleggio in salsa renziana”, come lo ha definito Dagospia, prevede di far attuare, anno dopo anno, allo showman di Rignano sull’Arno.
Non si tratta solo di misure in bilico fra la demagogia “democratica” e il liberalismo più sfrenato, come vuole la tradizione dei programmi del PD, ma di qualcosa che va molto oltre, di una serie di ricette per cucinare e servire su un vassoio d’argento quel che resta del patrimonio industriale dello Stato. Misure in regime straordinario per il primo anno, vendendo le aziende di Stato “in parte o totalmente, a seconda di ciò che serve”. Dal secondo anno, invece, “con i proventi della lotta all’evasione fiscale” Gutgeld prevede di far realizzare a Matteino demagogica e generica “una riduzione dei costi dello Stato”, da attuarsi con un ulteriore giro di vite sull’uso del contante, che il guru renziano ipotizza di limitare a 300 Euro! Per non parlare dell’introduzione dell’obbligatorietà dei pagamenti elettronici in tutti i settori. E così, via, fra ripetute lodi all’Euro e inviti ad una rapida e auspicabile (per lui) unione ban caria europea.
Si tratta di un programma criticato persino dall’Internation Business Times, che giudica le proposte di Gutgeld “concetti già scxoltati negli ultimi anni, senza che nessuno abbia potuto (o voluto) metterli in patica”.
Prevedo l’arrivo all’orizzonte di foschi e pesanti nuvoloni neri, se il Popolo Italiano non aprirà gli occhi in tempo.

mercoledì 13 novembre 2013

Italia, debito pubblico supera 2.068 miliardi e Letta parla di ripresina

Interessi passivi a 84 miliardi, ma premier Letta afferma che "ripresa è a portata di mano".
  
ROMA (WSI) - Mentre un sempre più convinto premier Enrico Letta afferma che la "ripresa è a portata di mano", arrivano gli ultimi numeri di Bankitalia sul debito italiano. Debito che tocca un nuovo record, salendo a settembre a 2.068,565 miliardi di euro da 2.060 di agosto. 

In ribasso le entrate tributarie che nei primi nove mesi dell'anno si sono attestate a quota 278,593 miliardi di euro, -0,3% rispetto allo stesso periodo del 2012.

Ma Letta è convinto: "ci sono segnali che possono consentirci di invertire la tendenza". In visita al Coni, dove ha incontrato il presidente Giovanni Malagò, il presidente del Consiglio ha affermato di credere nella ripresa a "anche se i dati non si vedono". Ma, ha proseguito, "sulla fiducia possiamo ripartire".

  
Mentre il Governo di larghe intese dispensa ottimismo, la Commissione Ue chiede ampi aggiustamenti dal momento che il deficit si attesterà al 3%, che il Pil registrerà una contrazione dell'1,8% e che la disoccupazione raggiungerà il suo picco nel 2014. 

Quanto al debito pubblico, secondo le stime Ue raggiungerà il 133% del Pil quest'anno ed è destinato a toccare quota 134% l'anno prossimo. Gli interessi passivi sul debito ammonteranno a 84 miliardi di euro nel 2013, secondo quanto affermato da Maria Cannata, direttore generale del Debito Pubblico presso il ministero dell'Economia.

"La somma di 95 miliardi non è corretta - ha detto Cannata a inizio mese - quest'anno avremo 84 miliardi circa. Sulle dinamiche degli interessi da qui al 2015 non è facilissimo fare previsioni perché da un lato è logico attendersi un'ulteriore limatura dello spread, ma è anche vero che se l'economia riparte, i tassi generalmente tenderanno a crescere. Quindi non credo che ci si possa aspettare che i tassi nel medio periodo possano scendere".

Nell'area euro l'Italia è seconda solo alla Grecia in fatto di rapporto debito Pil. Ad Atene in ottobre era pari al 169,1%. Tra gli altri debiti pubblici più grandi dell'eurozona figurano il Portogallo (131,3%) e l'Irlanda (125,7%). 





Fonte:  wallstreetitalia.com 

Renzi si toglie la maschera e si fa sostenere da Carlo De Benedetti

renzi_mascheraCi siamo già occupati dell’Homo Massonicus Matteo Renzi, denunciando i suoi retroscena, le sue reali mire e la massonicità della cultura a cui appartiene. Ebbene, le notizie di oggi ci confermano quanto avessimo ragione: la maschera di “bravo ragazzo”, di “uomo nuovo” così laboriosamente applicata dalle agenzie di marketing pubblicitario sul volto del Sindaco di Firenze, è definitivamente caduta.
Carlo De Benedetti, l’uomo “del sistema” per eccellenza, il perno centrale che ha permesso, dopo la caduta della Prima Repubblica, la definitiva svendita del nostro patrimonio pubblico alla grande finanza internazionale e l’assoggettamento del nostro Paese ai poteri forti della speculazione, ha annunciato pubblicamente il proprio incondizionato sostegno a Matteo Renzi.
Non solo De Benedetti ha annunciato che voterà per Renzi alle primarie-farsa del PD, ma che si adopererà per sostenere un’eventuale candidatura dell’ex enfant prodige alla Presidenza del Consiglio. Il manager di Ivrea ha anche dichiarato che alle scorse primarie aveva appoggiato Bersani, ma soltanto perché non conosceva ancora “abbastanza bene Renzi”, vale a dire non aveva ancora capito quanto quest’ultimo fosse il vero garante de “sistema” e del Nuovo Ordine Mondiale.
Non occorre che ricordi ai lettori di questo blog tutti gli scandali degli ultimi vent’anni che hanno visto coinvolto Carlo De Benedetti, con la tacita e interessata connivenza dei governi di centro-sinistra. Esiste a riguardo un’ampia letteratura di denuncia.
Il manager, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, si è dimostrato piuttosto freddo con il bilderberghino Letta e con il suo Governo, perché a suo giudizio l’attuale premier avrebbe “tradito le sue aspettative”, dichiarando di guardare adesso a Firenze, parlando a ruota libera della necessità di un ricambio generazionale ai vertici del Paese e delle istituzioni. “Noi possiamo e dobbiamo favorire questo ricambio”, ha detto De Benedetti. “Dobbiamo anche lasciar fare, dobbiamo permettere a chi ha voglia e animo di costruire il futuro di questo Paese di farlo”.
Parole inquietanti, queste di Benedetti, che io traduco liberamente più o meno così: “Cari Rotschild e Rockfeller, cari vertici della finanza mondiale e del sistema usurocratico-bancario, siccome l’attuale generazione di politici italiani non è poi così tanto funzionale al “sistema”, occorre voltare pagina e appoggiare tutti insieme chi potrà meglio garantire il nostro business”.
Addirittura De Benedetti, in visita a Firenze, si è lasciato andare in un paragone molto esplicito e che toglie ogni dubbio: parlando del David di Michelangelo in relazione alla necessità di “aria nuova”, ha ricordato ai giornalisti come il biblico David sia diventato re di Israele e di Giudea ad appena 37 anni.
Nicola Bizzi -signoraggio.it

Nella legge finanziaria c’è una “fregatura” da 20 mld di euro

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13 nov – Si chiama “clausola di salvaguardia” che, tradotto dal linguaggio tecnico, vuol dire “fregatura”. Accade questo: nella legge di Stabilità sarà inserita una clausola di salvaguardia che prevede 20 miliardi di nuovi aggravi fiscali dal 2015 al 2016. A Palazzo Chigi spiegano che si tratta di una garanzia da dare alla Commissione europea suil fatto che l’Italia rispetterà il percorso di risanamento dei conti pubblici e che ha una sorta di “piano B”.
La norma dovrebbe essere generica e il piano prevede che nel corso del 2014 con un decreto del Presidente del Consiglio si individueranno tutti gli interventi necessari a realizzare 3 miliardi di maggiori entrate nel 2015, 7 miliardi nel 2016 e 10 nel 2017. Come? Si potrà ricorrere al taglio delle agevolazioni fiscali, a detrazioni, deduzioni ed edenzioni. Ma anche all’aumento di aliquote di prelievo ed imposte alle accise. In pratica l’aumento di benzina, sigarette e alcol. Si ricorrerà a queste maggiori entrate nella misura in cui i 20 miliardi nel triennio non verranno assicurati dai tagli di spesa che dovrebbero essere individuati dal Commissario per la spending review Carlo Cottarelli.
Intanto per il 2014 scatterà una riduzione dell’aliquota delle spese detraibili (mediche, istruzione etc) dal 19% al 18%. La detraibilità al 18% colpirebbe le spese effettuate nel 2013 portate a sconto nella dichiarazione del 2014. Il punto è che se non si raggiungerà l’obiettivo, la percentuale dello sconto fiscale scenderà al 17% nel 2014.
Toni accesi – Intorno alla legge di Stabilità sta crescendo la tensione politica: il vicemistro Pd Stefano Fassina ha addirittura minacciato le dimissioni e i sindacati hanno già annunciato scioperi. Il provvedimento dovrebbe essere licenziato in prima lettura e passare all’esame della Camera entro il 15 novembre. Il percorso parlamentare del testo di “finanziaria” messo a punto dal governo e trasmesso a Bruxelles per il vaglio della Commissione Ue si annuncia accidentato.
I due maggiori partiti di maggioranza preannunciano “un attento esame” che sfocerà con ogni probabilità nell’approvazioni di modifiche, anche se non dovranno comunque cambiare i saldi di bilancio inscritti nella nota di aggiornamento al Def già approvata dal Parlamento. Le principali mine vaganti, per la tenuta dell’intelaiatura costruita da Letta e Saccomanni, sono l’individuazione delle coperture finanziarie previste, le relative clausole di salvaguardia e il peso redistributivo del nuovo sistema di imposizione locale che subentrerà all’Imu sulla prima casa.

Pdl, ‘Falchetti’ a cena con B. : ‘Barzellette sul Papa e bunga-bunga. Dudù gli lecca i piedi’



Se i giovani sono più vecchi di Berlusconi....

Un’orda di giovanissimi e giovanissime, impomatati e tirati a lucido, ha preso d’assalto la nuova sede di Forza Italia, a Roma, in Piazza San Lorenzo in Lucina. Insieme aDaniela Santanché (deputato Pdl) e Denis Verdini (deputato Pdl), li ha accolti l’ex premier, Silvio Berlusconi in persona. I ragazzi, provenienti per la maggior parte dalla costosa università privata Luiss di Roma, si definiscono “falchetti”: ambiscono a essere le nuove leve del partito fatto risorgere di recente dal Cavaliere. Nessuno di questi splendidi ventenni mette in discussione la leadership dell’ultrasettantenne B. Molti di loro studiano giurisprudenza, anche se la conoscenza dei guai di Berlusconi con la legge risulta assai deficitaria. A fine serata, ben oltre la mezzanotte, raccontano qualche aneddoto della serata: “Ha raccontato le barzellette sul Papa e sul bunga-bunga – confessa un ragazzo – e poi ci ha parlato del cane: Dudù lo sveglia ogni mattina leccandogli il piede”  di Tommaso Rodano

martedì 12 novembre 2013

“Pigs” al forno: L’UE sospenderà i fondi europei a chi sfora il deficit – L’italia resta sorvegliata speciale: in primavera arriva la trojka?

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L’Europa rafforza le sanzioni destinate a colpire chi non rispetterà le linee guida di Bruxelles per la virtuosa manutenzione dei conti pubblici e della competitività dei sistemi economici. D’intesa col Consiglio (i governi) e la Commissione, l’Europarlamento si appresta a reintrodurre la possibilità di sospendere i fondi strutturali a chi non si atterrà alle raccomandazioni Ue.
La durissima sanzione era stata soppressa dall’assemblea comunitaria in prima lettura, ma è in tornata nel testo la scorsa settimana. Inutile la resistenza di italiani, belgi, spagnoli e portoghesi, traditi anche dal fronte francese diviso. Hanno vinto i falchi in un match gravido di pericoli per Roma e le altre capitali che arrancano.
ITALIA CRAC BUCOITALIA CRAC BUCO
E’ un brivido in più con cui deve misurarsi l’Italia, purtroppo uno dei tanti che agitano la settimana degli esami europei che s’inizia in queste ore. La Commissione Ue procede col calendario del «semestre europeo», il coordinamento delle politiche fiscali e macroeconomiche che porta alla valutazione delle leggi di Stabilità nazionali, e dei piani di azione strutturale mirati a ridare verve al ciclo indebolito dalla recessione.
Domani l’esecutivo presenta due documenti: il «Rapporto annuale sulla Crescita» e l’Analisi degli squilibri macroeconomici. Fra giovedì e venerdì sarà la volta delle opinioni e delle raccomandazioni, cioè i giudizi sulle finanziarie (nessuna è stata respinta, s’è appreso ieri) e delle ricette per accelerare l’uscita dalla crisi.
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Roma è fra i sorvegliati speciali anche quest’anno, per i motivi di sempre. La Commissione intende ribadire che il Bel Paese resta caratterizzato da rilevanti disequilibri, in particolare per il debito (oltre i massimi della tabella dell’euroverifica) e la dinamica poco competitività del sistema. Criticità sono individuate sull’export, anche se la situazione migliora. La bassa produttività viene nuovamente considerata una barriera alle aspettative di crescita e alla capacità di competere a livello internazionale. La Commissione sottolineerà l’esigenza di avanza con piglio deciso sul fronte delle riforme.
ENRICO LETTA E ANGELA MERKELENRICO LETTA E ANGELA MERKEL
Il testo sugli squilibri macroeconomici ha ottenuto ieri il via libera dei tecnici della Commissione. A proposito dell’Italia si punta il dito su malanni ben noti, particolarmente sul debito, la cui misura frena i progressi strutturali di riduzione imposti dalle regole Ue, complica la manovra di alleggerimento della pressione fiscale e schiaccia la domanda interna.
Non è cambiato molto dallo scorso anno, così anche stavolta Bruxelles ritiene che sia necessario avviare «un’analisi approfondita» della nostra situazione, per esaminare i rischi connessi agli squilibri. Durerà quattro-cinque mesi. E – come successo la scorsa primavera – non ci si attende che dia luogo a punizioni speciali.
ANGELA MERKEL E FRANCOIS HOLLANDEANGELA MERKEL E FRANCOIS HOLLANDE
Saranno tredici i paesi soggetti all’«opinione» della Commissione Ue, in pratica tutta l’Eurozona (Germania compresa), meno le capitali sotto programma, come Atene e Madrid. Venerdì le valutazioni porteranno alle raccomandazioni, tutte cose – si intende – che dovranno avere l’approvazione del Consiglio, cioè degli stati. A fine percorso, chi avrà un disavanzo superiore al 3% sarà anzitutto punito con una procedura di deficit eccessivo. Chi non rispetterà i consigli macroeconomici, dovrà sottostare a una serie crescente di sanzioni che vanno dal deposito infruttifero a una multa dello 0,1% del pil.
L’ultima in materia è che, se il Parlamento voterà in questo senso la prossima settimana come ci si attende (c’è ancora discussione con gli Stati sui tagli complessivi al bilancio), gli stati potranno perdere una parte dei fondi strutturali, disastro vero perché la politica regionale è un sostegno chiave alle economie più in difficoltà.
Nel chiudere il voto sul bilancio 2014-2020, la commissione Affari regionali dell’assemblea a dodici stelle ha reintrodotto l’art. 21 che lega il funzionamento dei finanziamenti Ue al mantenimento di «un solido governo dell’economica». Lo ha fatto sotto pressione del Consiglio, che minacciava di rinviare il progetto qualora si fosse agito altrimenti. L’urgenza di avere una contabilità funzionante ha convinto i Paesi dell’Est a sostenere l’emendamento, gradito a Consiglio e Commissione.
«Le condizionalità macroeconomiche prefigurano un regime sanzionatorio parallelo a quello del “Six pack” (le norme per il governo economico Ue) e paradossalmente più severo», denuncia Roberto Gualtieri, eurodeputato Pd. Il comma 8 attribuisce alla Commissione la facoltà di proporre la sospensione di fondi in casi specifici: se una capitale non ha fatto il possibile per correggere il deficit; se dopo due raccomandazioni sulla stessa materia non ci si è allineato; se uno stato non dimostra di voler rispettare il programma di aggiustamento definito col Consiglio.
HOLLANDE E MERKELHOLLANDE E MERKEL
Spiegano le fonti che il governo Letta ha cercato di riaprire la partita e riscrivere la decisione con cui l’esecutivo Monti aveva invece accettato il compromesso sulle prospettive finanziarie (il bilancio ‘14-’20) in febbraio. Non è andata bene, Roma si è trovata isolata, senza l’aiuto sperato della Francia di Hollande.
I critici fanno notare che si tratta di «una condizionalità asimmetrica», poiché in proporzione pagano di più le regioni maggiormente arretrate, mentre si rischia di affossare l’idea di un rafforzamento del coordinamento delle politiche economiche basato su incentivi alimentati da una nuova fiscal capacity (meccanismo di bilancio comune). Per l’Italia non buona notizia. La morsa europea si stringe, come previsto. Mentre il debito è sempre oltre il 130% del pil. E le riforme strutturali languono nella litigiosità della politica.

PDL e PD-ELLE vogliono aumentare il canone rai





Non ha assolutamente senso la scelta di aumentare il canone Rai di 6 euro, come propongono pd (menoelle, ndr) e pdl. E' una decisione intollerabile in questo momento di crisi, l'ennesimo e inspiegabile rialzo della pressione fiscale. Attualmente il canone è di 113,5 euro. Si tratterebbe di accrescerlo di più del 5%. Al miliardo e 700 milioni di euro raccolti, se ne aggiungerebbero circa 90 milioni. L'aumento è ingiustificato dato che non corrisponde a un adeguamento all'inflazione. Il nuovo gettiro ha il fine di "assicurare le risorse spettanti all'emittenza radiotelevisiva locale”. Quindi l'introito aggiuntivo non andrebbe alla Rai e al servizio pubblico, ma alle televisioni private che operano nelle diverse regioni. L'idea è quella di creare un apposito Fondo di sostegno economico alle tv locali costituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Tutto questo a partire dal 1 gennaio 2014. Il buon senso impone l'immediato ritiro di questi emendamenti. Ed è quello che chiediamo ai senatori che li hanno presentati. Se non li ritireranno, daremo battaglia alla Camera." Roberto Fico, Commissione di Vigilanza RAI

Fonte: blog Beppe